Recensioni 2020

AVVENIRE / 17 marzo 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Massimo Iondini

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MUSICULTURA ON LINE / 18 marzo 2020
Presentazione del disco a cura di Vincenzo Pasquali

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JAZZ IN FAMILY / Marzo 2020

Una registrazione dal vivo in una chiesa di Montecalvo Versiggia (PV) realizzata solamente con i propri strumenti: sax tenore e soprano + clarinetto. Questa è la base del nuovo, ECCEZIONALE, lavoro di Felice Clemente. Un lavoro dall’alto livello qualitativo sia in termini di esecuzione che di registrazione. Ascoltato in anteprima, ringraziamo ed auguriamo a Felice Clemente l’apprezzamento da parte di un ampia platea di pubblico. Clemente ritiene questo lavoro molto importante per la sua vita lavorativa e personale. I temi sono 13 di cui 3 composti dallo stesso Clemente.

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MUSICZOOM / 22 marzo 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Vittorio Lo Conte

Il sassofonista, tenore e soprano, Felice Clemente, ma su Song for Clarinet anche al clarinetto, ha registrato questa bella incisione in completa solitudine presso la Chiesa di Montecalvo Versiggia in provincia di Pavia utilizzando gli echi delle volte. Ne risulta un suono molto suggestivo che fa risaltare in modo speciale il programma di brani, piuttosto eterogeneo, scelto dal sassofonista. Sono brani che gli stanno a cuore, e lo si sente subito, dall’iniziale Harlem Nocturne di Charlie Haden, a Bach, la Sarabande from Cello’s Suite N.5, passando per il blues del collega Branford Marsalis Blues for One e le composizioni di Fabio Nuzzolesi. Non manca un successo internazionale come la bella melodia di Nuovo Cinema Paradiso di Ennio Morricone. Grazie alla perfetta interazione con l’acustica e gli echi dell’edificio ne spunta un disco compatto, in cui la personalità del sassofonista riesce ad amalgare le diverse fonti che fanno da veicolo per le sue improvvisazioni. È un disco che può sembrare complesso ed invece affascina per la bellezza del suono e la stringente forza degli assoli. È tutto perfetto e non si rimpiange per niente la mancanza di accompagnatori. Da solo, il nostro sassofonista ci racconta storie logiche e dalla perfetta architettura, come quella della Chiesa in cui si trova a suonare.

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IL GIORNALE / 30 marzo 2020
Recensione dell’album “SOLO” e intervista a cura di Luca Pavanel

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RECENSIONE di Nobuya SUGAWA (Top player of classical saxophone)

須川 展也 サクソフォニストによる講評
たった一本の楽器から、
嘆きや喜びまで、人間の心を語りかけてくれる
とても神秘的な演奏です。
豊潤で時折オリエンタル風情まで表現するテナーサクソーフォン、哀愁があり、古代の楽器をも彷彿させるソプラノサクソーフォン、交互に配置された選曲に、サクソフォーンの無限の可能性を感じさせていると…

クラリネットも暖かい優しい音で夢心地になります。
クレメンテさんは、
人間を語ってくれます!

Si sprigiona da un unico strumento un suono misterioso
che narra al cuore note di umano sentire, afflizione e gioia.   
Il sassofono tenore dischiude scenari suggestivi nella loro rigogliosa pienezza, accarezzati a sprazzi da un tocco orientale.  
Il sassofono soprano evoca il sapore di strumenti antichi
con la sua nostalgica mestizia…
nel loro alternarsi percepisci suggestioni musicali che si intrecciano
in infinite possibilità…
e allora ti avvolge il clarinetto che con caldo suono ti conduce in sogno.
Clemente così ci narra l’umano sentire!

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ALIAS de IL MANIFESTO / 19 aprile 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Guido Festinese

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LEGGO MAGAZINE – sezione spettacoli / 21 aprile 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Rita Vecchio

Felice Clemente esce con il suo nuovo disco, Solo. Il sassofonista milanese che spazia nel suo repetrorio da Hagen, Marsalis, Godard, a Morricone, Nuzzolese, Di Gregorio, Forte e Bach, polistrumentista – clarinettista, compositore, direttore, band-leader – e docente di musica, amato dalla critica e che ha portato la sua musica in giro per l’Italia e nel mondo collaborando con musicisti come Gregory Hutchinson, Xavier Davis,Tullio de Piscopo, pubblica un disco nonostante i tempi targati coronavirus. «Il solo è una opera complessa – scrive il trombettista Paolo Fresu nelle note dell’album -. Un solo di saxes e clarinetto lo è ancora di più, perché mette a nudo l’artista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo. È pertanto un punto di arrivo che si manifesta attraverso una introspezione sonora, che nasce nella parte intima di colui che pensa la dimensione orizzontale della costruzione melodica». Registrato live nella chiesa di Montecalvo Versiggia, «è un punto di arrivo – continua Fresu –  che si manifesta attraverso una introspezione sonora, che nasce nella parte intima di colui che pensa la dimensione orizzontale della costruzione melodica. La chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia diviene un nuovo strumento, che contralta con le ance di Clemente». 

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STRUMENTI & MUSICA MAGAZINE / 25 aprile 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Stefano Dentice

Una conversazione interiore, profonda e mutevole, che fotografa stati d’animo e sensazioni contrastanti attraverso una comunicatività ora serafica ora ardente, in alcuni frangenti contemplativa e in altri suadente. Prende vita così Solo, nuovo album del sensibile ed estroso sassofonista, clarinettista e compositore Felice Clemente. Tredici i brani che formano la tracklist, di cui solo Bá – Bá, Moods e Free Improvisation sono  frutto del rigoglioso cerebro di Clemente. Mentre Harlem Nocturne (Hearle Hagen), A Secret Place (Fabio Nuzzolese), Princess Linde (Michel Godard), Blues For One (Brandford Marsalis), Nuovo Cinema Paradiso (Ennio Morricone), La Nani (Javier Pérez Forte), Rapsodia Temperante (Fabio Nuzzolese), Sarabande From Cello’S Suite N.5 (Joahann Sebastian Bach), Song For Clarinet (Daniele Di Gregorio) e Notturno N.2 (Daniele Di Gregorio) completano il CD. Bá – Bá è una composizione ammaliante. Qui, alle prese con il sax soprano, Felice Clemente si esprime costruendo un discorso improvvisativo cantabile, materico, dalla forte intensità espressiva, locupletato da alcune finezze armoniche. Il bluesy mood di Moods è particolarmente ammiccante, contagioso. In questo brano al tenore, l’eloquio del sassofonista è sinuoso, avvolgente, adornato da un suono riscaldante. In Free Improvisation il climax è evocativo. Al sassofono soprano, Clemente si destreggia brillantemente spremendo il suo sax dal punto di vista timbrico e architettando un’elocuzione policromatica, intrisa di inebrianti inflessioni bluesy. In orbita contemporary jazz, Solo è un album che esalta i tratti distintivi dell’opulenta musicalità di Clemente, sovente protagonista di un playing dalle floride coloriture mediterranee e influenzato dalla musica colta.

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IL GIORNO / 30 APRILE 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Marco Mangiarotti

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TRACCE DI JAZZ MAGAZINE / 6 maggio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Andrea Baroni

Il viaggio solitario di Felice Clemente

Anni fa, in club genovese di dimensioni talmente ridotte da non avere alcuna chance di sopravvivenza in tempi di distanziamento sociale, mi capitò di assistere ad un concerto di Felice Clemente, sassofonista e clarinettista milanese classe 74, già ricco di esperienze con diversi esponenti del jazz internazionale e nazionale  come Yuri Goloubev, Gregory Hutchinson, Jimmy Greene, Stefano Di Battista, Claudio Fasoli e molti altri,  e fresco di plurimi riconoscimenti da parte della critica. Clemente ed il suo quartetto,  il pianista Massimo Colombo, il bassista Giulio Corini ed il veterano della batteria Massimo Manzi, mi colpirono per una proposta costruita sulle basi della tradizione ma decisamente attuale, raffinata ed energica, con grande attenzione alla componente melodica ed un palpabile feeling. Insieme i quattro avevano da poco inciso nel 2011 il cd Nuvole di Carta”, che  ricevette  4 stelle da Downbeat, con promessa per Clemente di un futuro ricco di affermazioni anche fuori dall’Italia. Nel corso degli anni, lungo un percorso ricco di  incontri,  sono maturati per il sassofonista molti altri progetti, dal trio con Manzi e Paolino Della Porta nel cd “6:35” al duo “Aire libre” con Javier Pérez Forte alla chitarra classica, fino a “Mino legacy”, omaggio allo zio di Felice, Mino Reitano, rielaborazione in chiave jazz di brani celebri del repertorio del celebre autore e cantante, da “L’uomo e la valigia” a “Una ragione in più’”, da “La mia canzone”, a “Era il tempo delle more“, con Fabio Nuzzolese al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso ed ancora Massimo Manzi alla batteria. Una carriera ancora in fase di pieno sviluppo, che meriterebbe forse maggiore esposizione, consolidata anche dalla didattica e dalla direzione di diversi ensembles orchestrali in terra lombarda.  Da pochi giorni Clemente ha pubblicato “Solo”, tappa ambiziosa per un sassofonista, testimonianza di una avventura di due giorni trascorsa nell’Oltrepo Pavese nella chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia, che, con i riverberi delle proprie arcate, ha costituito il quarto strumento della performance, insieme ai sassofoni tenore e soprano ed al clarinetto del musicista.

Un solo di saxes e clarinetto  mette a nudo l’artista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo. È pertanto un punto di arrivo che si manifesta attraverso una introspezione sonora, che nasce nella parte intima di colui che pensa la dimensione orizzontale della costruzione melodica. Quella armonica si esplica nella magia dei rimandi di echi e riverberi, i quali traggono spunto dalla navata e dalle arcate di una chiesa o di una basilica. Quasi a dimostrare quanto il fitto dialogo tra gli strumenti e il luogo che li accoglie sia frutto di un antico matrimonio, che appartiene alla storia dell’uomo.”

Sono parole di Paolo Fresu, che firma le note di copertina di questo viaggio in solitaria, un percorso di intima ricerca del proprio essere che Felice Clemente ha compiuto attraverso due anni di preparazione, cercando il contatto con una dimensione spirituale che è sublimato dal luogo sacro dove il concerto è stato registrato. Non si pensi però a criptiche esplorazioni o ad improvvisazioni arcane: Clemente sembra volere mettere in campo buona parte della propria cultura e passione musicale, dispensando spazio a standards e composizioni originali proprie o dei più fedeli compagni di viaggio, e viaggiando con i propri strumenti fra generi, epoche ed atmosfere diverse. Si apre quindi con un grande standard del 1939, quella “Harlem Nocturne“, diventata nel tempo sigla di orchestre, colonna sonora di telefilm ed interpretata sia da jazzisti che rockers (l’elenco richiederebbe tutto lo spazio disponibile), qui inizialmente frammentata nella struttura tematica e poi ricomposta nel celebre refrain, come accade anche nella rilettura del tema di “Nuovo cinema paradiso” di Ennio Morricone. Ma in repertorio troviamo anche una cangiante “A secret place” di Fabio Nuzzolese condotta dal soprano,  i richiami folklorici di “Princess Linde” di Michel Godard, l’urgenza espressiva di “Bà Bà”,  il “Blues for one” di Brandford Marsalis ed il blues  del brano autografo “Moods“, la “Sarabande from cello’s suite n.5 ” di J.S. Bach,  una canzone per clarinetto composta da Daniele Di Gregorio, un brano di Javier Pérez Forte con un’ originale base ritmica, “La nani“, ed una libera improvvisazione che sembra richiamare, in conclusione, molte delle suggestioni incontrate nei brani precedenti. Clemente, grazie alle notevoli risorse tecniche,  riesce a mantenere la performance in equilibrio fra profonda concentrazione ed espressività, mescolando spesso esposizione tematica ed improvvisazione come in un gioco di specchi. Un gioco che coinvolge e stimola l’ascoltatore a cercare di capire, fra gli echi ed  i riverberi di quella chiesa-strumento, l’anima soffiata dentro al sax  del suo interlocutore.

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MUSICA JAZZ MAGAZINE / 4 maggio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Alceste Ayroldi

Sarà anche un viaggio intimistico, potrà sembrare anche un lavoro cameristico, fatto sta che – al di fuori dei luoghi comuni – il viaggio solitario di Clemente è un discorso così fluido e fluente da apparire come un messaggio musicale orchestrale. E’ infaticabile il fiatista milanese, sia perché il tutto è registrato in presa diretta, sia perché Clemente ci mette tutto se stesso: e si mette in gioco. Fermo restando l’assoluta difficoltà a reggere un live con una sola – parziale – famiglia di strumenti, qui c’è tanto pathos che si ascolta. Tre brani autografati dal Nostro e dieci attinti da un vocabolario tanto vario, quanto non imbolsito. Se è vero che si parte, a spron battuto, con Harlem Nocturne, declinato con un solfeggio attento, con una concatenazione di note che si disperdono per, poi, ricongiungersi nella trama melodica, è anche vero che troviamo delle chicche come Princess Linde di Michel Godard, che fluttua nell’ancia di Clemente e si muove con un respiro nuovo, fresco. C’è il sound frizzante, blues all’ennesima potenza, di Brandford Marsalis in Blues For One. Ogni brano è toccato con una particolare reverenza melodica: da Sarabande From Cello’s Suite n. 5 di Bach, con la quale il sassofonista lombardo rimarca l’assoluta vicinanza di due linguaggi (sempre che di un doppio binario si voglia ancora parlare); i movimenti di Clemente sono limpidi, saporiti, attenti a non alterare la struttura di ogni brano, ma con un linguaggio assolutamente personale. Nuovo Cinema Paradiso di Morricone è intonata nel rispetto del tema, ma l’abilità di Clemente le conferisce quel senso sinfonico che solo un’orchestra di vaglia potrebbe sottolineare. Ci sono tre temi che appartengono al fardello compositivo di Clemente: Bà-Bà, scoppiettante, dalla traccia melodica italiana-classica, che mette in mostra come il soprano sia uno strumento poliedrico e avvolgente. Con Moods declina il mainstream d’antan con classe ed eleganza e passo certo. Fino a giungere a un’improvvisazione, su base blues, in totale libertà cognitiva.
Alceste Ayroldi

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RADIOTELEVISIONE SVIZZERA (RSI) – RETE DUE / 4 maggio 2020
Puntata radiofonica dedicata all’album “SOLO” a cura di Claudio Farinone

“ll Solo è una opera complessa. Un solo di saxes e clarinetto lo è ancora di più, perché mette a nudo l’artista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo. È pertanto un punto di arrivo che si manifesta attraverso una introspezione sonora, che nasce nella parte intima di colui che pensa la dimensione orizzontale della costruzione melodica”.

Queste sono le parole di Paolo Fresu, a presentazione del nuovo cd del musicista lombardo. Un lavoro affascinante, dove il talento di Clemente dialoga letteralmente con la fascinazione acustica della chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia.

Una profonda meditazione in musica più che mai attuale, che percorre una rilettura intensa e personale di brani noti, sapientemente mescolati a musica originale.
Al microfono di Claudio Farinone, Felice Clemente ci propone un’immersione nella sua raffinata poetica musicale.

Felice Clemente, sassofonista, clarinettista, compositore, direttore, band-leader e docente, è stato definito da Enzo Siciliano (Repubblica) «il miglior giovane sassofonista italiano» e da Cadence Magazine (USA) «un talento destinato a fare la storia del jazz». Nato a Milano nel 1974, sviluppa la passione per la musica nell’ambiente familiare sotto la guida del nonno, maestro in clarinetto. Segnalato e votato nelle riviste Musica Jazz e Jazzit magazine tra i migliori sassofonisti in assoluto, si impegna attivamente in numerosi progetti per la diffusione della cultura del jazz.

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A PROPOSITO DI JAZZ MAGAZINE / 21 maggio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Gerlando Gatto

Affrontare la registrazione di un album per sole ance è impresa quanto mai difficile da cui sono usciti indenni solo alcuni grandissimi personaggi quali Sonny Rollins, Steve Lacy, Lee Konitz, Anthony Braxton. In questo album ascoltiamo un artista italiano, Felice Clemente, che usa sax tenore, sax soprano e clarinetto, in una registrazione effettuata nella chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia il 15 e 16 novembre del 2019. La scelta della location non è stata casuale o indifferente: in effetti, come acutamente sottolinea Paolo Fresu nelle note che accompagnano l’album, la dimensione armonica di un solo di sax e clarinetto si esplica nella magia dei rimandi di echi e riverberi, che traggono spunto dalla navata e dalle arcate di una chiesa o di una basilica. Quasi a dimostrare quanto il fitto dialogo tra gli strumenti e il luogo che li accoglie sia frutto di un “antico matrimonio che appartiene alla storia dell’uomo”. Ecco quindi come, grazie anche ad una presa di suono eccellente, sia possibile apprezzare in tutta la loro bellezza queste architravi sonore rette da echi, riverberi che solo in un ambiente come quello di una chiesa (ovviamente con caratteristiche particolari) sarebbe stato possibile ottenere. Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata anche e soprattutto la valentia di Felice Clemente compositore, arrangiatore, esecutore di grande raffinatezza che ha voluto disegnare un percorso non facile attraverso un repertorio che parte da un classico del jazz, “Harlem Nocturne” di Hearle Hagen per concludersi con una libera improvvisazione, passando attraverso tre sue composizioni originali, e brani di Branford Marsalis, Godard, Morricone, Nuzzolese, Di Gregorio, Javier Perz Forte e Bach.

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AUDIOREVIEW MAGAZINE / numero di maggio-giugno 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Guido Festinese

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THE NEW YORK CITY JAZZ RECORD MAGAZINE (USA) / giugno 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Tom Greeland

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IL GIORNALE / 10 giugno 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Luca Pavanel

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RADIO START / 12 giugno 2020
Puntata radiofonica dedicata all’album “SOLO” a cura di Fabio Ciminiera

[Jazz. Un disco al giorno]

La puntata di venerdì 12 giugno di “Jazz. Un disco al giorno” – in onda alle 18, su www.radiostart.it – presenta “Solo”, lavoro pubblicato nel 2020 dal sassofonista Felice Clemente. Un lavoro, appunto, in solo e registrato dal vivo per Crocevia di Suoni Records.

Jazz. Un disco al giorno è un programma di Fabio Ciminiera su RadiostART, in onda tutti i giorni dal lunedi al venerdì alle 18. La pagina di riferimento è invece “Il tempo di un altro disco”. Per ascoltare il programma basta andare su www.radiostart.it oppure utilizzare il player disponibile sulla pagina facebook.com/radiostart.it o la app TuneIn.

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JAZZ JOURNAL MAGAZINE (UK) / 15 giugno 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Wif Stenger

Felice Clemente: Solo | Jazz Journal 15 June 2020

“Though not before a live audience, Clemente is clearly flying without a safety net here with no sidemen to catch him – and soaring gracefully”

Solo saxophone is a daunting proposition, but some of my most transcendental jazz experiences have been one-man sets by Anthony Braxton, Steve Lacy and Evan Parker. Felice Clemente is hardly a pioneer like those players, but has a warm, mellifluous sound that makes this 54-minute solo set pure pleasure.

The saxophone’s lack of sustain makes it a challenge as an unaccompanied live instrument. So Clemente picked an 18th-century church with a rich natural reverb that becomes an extension of his instrument – or instruments, as he alternates between tenor, soprano and clarinet. 

On La Nani he even adds a metronome, that ancient drum machine, talking back to it with popping beatbox sounds from his horn in the album’s most experimental moment.

He carries on a call-and-response dialogue with himself on Blues For One from Branford Marsalis’s In My Solitude, another album featuring solo sax in a churchClemente ends with a bit of a dirty mute sound harkening back to Marsalis’s New Orleans, whose sound Clemente delves further into with his own Mixiland Jazz Band. A regular at the Blue Note Milano, he’s also performed with the likes of Mike Westbrook and Gregory Hutchinson.

Like In My Solitude, this album features a Bach composition, a fluid Sarabande. Besides the opening Harlem Nocturne from 1939 and one by French tubaist Michel Godard, the other selections are by Clemente or other contemporary Italians. Those include Ennio Morricone, whose Cinema Paradiso theme takes flight with Clemente’s circular-breathing helix spirals on the soprano.

He stays with the straight horn for the elegant, almost baroque original Bà – Bà, returning to the tenor for the final blues-based Free Improvisation.

Though not before a live audience, Clemente is clearly flying without a safety net here with no sidemen to catch him – and soaring gracefully.

Buy Felice Clemente: Solo at croceviadisuonirecords.com

Discography

Harlem Nocturne; A Secret Place; Princess Linde; Bà – Bà; Blues For One; Nuovo Cinema Paradiso; La Nani; Rapsodia Temperante; Cello Suite No. 5 In C Minor, BWV 1011: Iv. Sarabande; Song For Clarinet; Moods; Notturno No.2; Free Improvisation (53.47)

Clemente (ts, ss, cl). Montecalvo, Italy, 15-16 November 2019.

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JAZZ CONVENTION MAGAZINE / 22 giugno 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Flavio Caprera

Felice Clemente: sax tenore, sax soprano, clarinetto

È il riverbero la chiave di questo disco. Il ritorno sacro di note pagane. L’alternarsi di stati d’animo che come onde sonore saturano, seguendo il moto delle note, gli spazi e le colonne, le volte e gli slanci austeri e iconici del tempio. Felice Clemente ha scelto una performance in solitario tra le volte della chiesa di Montecalvo Versiggia. Sax tenore, soprano e clarinetto sono il medium tra la musica e il suo stato d’animo, il sentire del momento, il mood e il feeling che si ha per un tema o una singola cellula melodica. Musicista sensibile, Clemente riesce a modulare la sua “voce” seguendo istinto, pancia e anima. Non c’è nulla di cerebrale in questa performance; al contrario, alberga una recondita spiritualità che fa il paio con il blues e la creatività improvvisata. Come un marinaio solitario ha vinto la sfida contro un mare di silenzi e metri cubi d’aria da riempire… di jazz. “Silence and I”! Consigliato!

Flavio Caprera

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BLOW UP MAGAZINE / numero di giugno 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Piercarlo Poggio

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JAZZITALIA MAGAZINE / 12 luglio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Marco Losavio

Da ascoltare in cuffia, o anche con un buon impianto e con pochissima luce. Il suono viaggerà nei pensieri, negli spazi, in ogni meandro possibile insinuandosi con dolcezza e precisione proprio laddove lo si sta aspettando nella sua doppiezza o in una semplice vibrazione, a volte anche in un colpo di fiato che nell’ancia diventa suono esso stesso. Un album in solo che Felice Clemente registra nella chiesa di Montecalvo Versiggia, luogo che fornisce tutta la libertà possibile al suono di liberarsi in ogni sua sfaccettatura. Il suono è il vero protagonista, certo anche i brani (proprie composizioni e proprie reinterpretazioni) che però diventano l’espediente per la produzione del suono che si riesce davvero a gustare in ogni aspetto come invece non è possibile in combo vari. E per un musicista di uno strumento a fiato il suono è diretta espressione di un intimo che si offre al cospetto di chi ascolta disposto a mutarsi e diventare proprio altrui.
E’ anche un lavoro di tecnica, di padronanza degli strumenti e dei rispettivi registri, dell’emissione che non si avverte mai in difficoltà.

Non serve quindi elencare i brani (comunque variegati tra il classico e il contemporaneo passando attraverso qualche standard fino all’immancabile blues) o enfatizzarne alcuni passaggi, l’intero album va sorseggiato tutto d’un fiato data anche la sapiente alternanza che c’è tra i sax (soprano, tenore) e il clarinetto.

Un’esperienza sicuramente significativa per il bravo Clemente ma anche esaustiva per chi ascolta e si fluttua in queste ondate sonore pregne di intensità e che come una brezza leggera provano a circondare un momento da preferire in solitudine.

Marco Losavio per Jazzitalia

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RADIO MONDO JAZZ – New York (USA) / 14 luglio 2020

Onorato e orgoglioso di essere stato scelto ed inserito nella programmazione dell’importante jazzradio di NEW YORK Mondo Jazz con il mio ultimo album SOLO. Se ti piace diffondi il mio album, clicca LIKE e CONDIVIDILO. Buona musica a tutti!Click on the player and enjoy the memorable music of Maestro Ennio Morricone played by John Zorn, Bill Frisell, Guano Padano, Marco Cappelli and Oddjob, plus great new releases by Billy Martin, Jeff Cosgrove-John Medeski-Jeff Lederer, Songs of Tales, McCoy Tyner, Felice Clemente, Gordon Grdina, Lucian Ban-John Surman, Mat Maneri, Gabriel Chakarji Music and the legendary Bettye LaVette return on Verve Records

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SONIC MAGAZINE (Germany) / luglio 2020
Recensione dell’album “SOLO” e intervista a cura di Christina Bauer

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RADIO RAI3 – trasmissione “Body and Soul” / 25 luglio 2020
Puntata radiofonica dedicata al jazz italiano a cura di Sergio Spada

Puntata della trasmissione “Body and Soul” di RADIO RAI3 del 25 luglio condotta dal bravissimo Sergio Spada, nella quale è stata scelta e trasmessa la mia versione del brano “Nuovo Cinema Paradiso” del Maestro Ennio Morricone, e presentato il mio ultimo disco SOLO.

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MUSICAMAG MAGAZINE / 28 luglio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Giorgio Pezzana

Con l’autorevole presentazione di Paolo Fresu, è recentemente stato pubblicato “Solo”, il nuovo album di Felice Clemente, che in questo progetto si cimenta ponendo in risalto, come “solo”, il suo talento di sassofonista (suona sax tenore e soprano) e di clarinettista. Un lavoro intuibilmente complesso che some scrive Fresu “…mette a nudo l’artista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo…”. Un lavoro che può essere affrontato solo quando si dispone di un’assoluta dimestichezza con lo o gli strumenti, ma anche con la propria idea di musica, con ciò che si desidera fare “arrivare” a chi ascolta, con la consapevolezza che un brano strumentale di norma, ma nel mondo jazz ancora di più, non dispone del supporto della parola per suscitare emozioni o attenzioni, ma è la musica stessa a farsi parola, messaggio, stato d’animo. Ecco perchè c’è una cifra musicale e comunicativa forte in ciò che Clemente pone all’attenzione di chi ascolta. Al di là del giusto piacere che scaturisce dall’ascolto delle sue note che rivelano, un brano dopo l’altro, la cifra tecnica ed aristica del musicista. Le tracce sono tredici, il che corrisponde ad un impegno compositivo ed esecutivo ragguardevole. Forse sono anche troppe, a meno che non si intenda guardare ad un pubblico particolarmente attento e con orecchie preparate. Ma queste note in solitaria possono arrivare gradevolmente anche a chi ha maggiore destrezza con altri generi, perchè ogni ascolto lascia sensazioni nuove, atmosfere intense e sono come un viaggio che ogni volta è possibile ritrovare con “paesaggi” nuovi che al primo ascolto possono essere sfuggiti. Come mettere in discussione la qualità, ma anche le intenzioni, di un simile percorso?

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L’ESPRESSO DI REPUBBLICA / 30 luglio 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Paolo Romano

Il Solo sax di Clemente è una piccola antologia di felicità per l’anima

Pochi giorni dopo l’inizio del lockdown che avrebbe costretto ad un ritorno al silenzio le città e forzato alla riscoperta delle identità dissipate nelle relazioni quotidiane, uscì un album che – per una strana congiura dei tempi – avrebbe avuto la forza di far da viatico al metodo di riscoperta della bellezza pura, di per sé, al ritorno alla propria identità.

E’ “Solo” di Felice Clemente (Crocevia di Suoni Records), totem nostrano di ance e fiati e compositore ben noto anche negli Stati Uniti (basti dire che un mammasantissima dell’editoria di settore, il Downbeat, da anni ne recensisce le produzioni con desueto entusiasmo). Si tratta di un album doppiamente coraggioso: per chi l’ha suonato/pensato e per chi sceglie di ascoltarlo. Già, perché l’idea di un album di solo sax, come di qualunque strumento non armonico, cammina sin da subito su una corda sottile ed invisibile di azzardo. “Il solo è un’opera complessa”, esordisce non a caso Paolo Fresu che per questo lavoro di Clemente ha scritto la nota introduttiva, ma è sempre il musicista sardo a dare la giusta chiave: “questo non è un semplice bisogno di solitudine musicale, ma l’esigenza di comunicare con il mondo la propria anima, dialogando con uno spazio che appartiene a tutti”.

Ora, ascoltare per credere, in realtà Solo lo è in residua parte, perché la scelta di registrarlo nella chiesa di Montecalvo Versiggia, poche anime nella comunità montana dell’Oltrepò Pavese, comporta l’ingresso di risonanze, echi, reverberi con lo spazio che modificano e interpretano il suono, chiamato a dominarne a sua volta i rimandi ed instaurando così un dialogo tra sax e (apparenti) silenzi. Mica facile averne la meglio. E per non rendere il tutto un’operazione disgraziatamente autoreferenziale, coinvolgente piuttosto, Clemente sceglie un repertorio in cui temi popolari, classici, standards e composizioni originali hanno come comun denominatore la fortissima identità melodica; e la cantabilità diffusa negli oltre 50 minuti dell’album resta nell’ascoltatore come traccia per ripercorrerne gli esiti, canticchiando i brani. Trascolorano, garantiti dell’unità di suono del sax, i temi di Nuovo Cinema Paradiso di Morricone, Harlem Nocturne, La Nani di Pèrez Forte, la Sarabanda dalla Suite n. 5 di Bach per violoncello e i brani originali di Clemente (strepitoso, su tutti, Bà-Bà, dedicato alla figlia e con titolo scherzosamente evocativo delle ecolalie infantili).

Il risultato è quello di un album che, se si potesse ricorrere a categorie storiche, apparterebbe al “romanticismo”, per almeno due ordini di fattori. Il primo è la risposta ben riuscita alla “nobile semplicità e tranquilla grandezza” cui dovrebbe tendere l’espressione artistica, il temperamento di correnti di sentimento anche violente attraverso la sublimazione del gesto creativo, qui governate dal suono rotondo del sax di Felice Clemente. Il secondo spunto romantico parrebbe, invece, riconducibile all’idea di popolo e cultura popolare. Solo non occhieggia mai alle piane scorciatoie del commerciale, ma fa un’operazione di apertura solare, gioiosa ad un ascolto condivisibile da chiunque, senza battere sperimentalismi da iniziati ma offrendo linguaggi diversi accessibili all’ascoltatore (l’educazione senza pedanteria, l’eterno irrisolto dell’ultimo secolo). E infatti, quasi subito, ci si trova immersi nelle atmosfere sonore delle tracce, quasi dimenticandosi della possibilità che ci possano esser altri ensemble pensabili.

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RADIO WORLD OF JAZZ – Manchester (UK) / 6 agosto 2020
puntata radiofonica a cura di Bob Osborne

Onorato e orgoglioso di essere stato scelto ed inserito nella programmazione dell’importante jazzradio WORLD OF JAZZ di Manchester (UK) a cura di Bob Osborne con tre brani dal mio ultimo album SOLO.

“I am also focusing on an excellent solo album from Italian saxophonist Felice Clemente”…

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MUSICA JAZZ MAGAZINE / numero di agosto 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Andrea Pedrinelli
(scelto tra i dischi del mese di agosto 2020 da non perdere)

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PREIS DER DEUTSCHEN SCHALLPLATTENKRITIK (DE) / 14 agosto 2020

NOMINATION del prestigioso “German Record Critics Prize” per l’album SOLO ritenuto uno dei dieci migliori dischi jazz del 2020. Il “Preis der deutschen Schallplattenkritik” è un’organizzazione indipendente composta da 156 critici musicali e giornalisti provenienti dalla Germania, Austria e Svizzera.
https://www.schallplattenkritik.de/pressebereich

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ALL ABOUT JAZZ MAGAZINE / 7 settembre 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Neri Pollastri
(scelto come album della settimana)

Felice Clemente affronta il lavoro in solitudine, prova impegnativa per qualunque strumentista, ma certo particolarmente ardua per chi si misura con le ance. Lo fa alternando due sassofoni, il tenore e il soprano, e il clarinetto, registrando in un ambiente suggestivo e dalle sonorità particolari qual è una chiesa—quella di Montecalvo Versiggia, nel pavese—e affrontando un repertorio estremamente vario.

Il programma prevede infatti tredici brani, in prevalenza propri, tre, o di musicisti cui Clemente è legato da collaborazioni (Fabio Nuzzolese e Daniele Di Gregorio ne firmano due a testa, Javier Pérez Forte uno), ma che poi spazia dagli standard (l’iniziale “Harlem Nocturne”) a Johann Sebastian Bach (la Sarabande dalla quinta suite per violoncello), fino ad Andrea e Ennio Morricone (l’ormai classico “Nuovo Cinema Paradiso”), dagli omaggi a grandi interpreti del jazz contemporaneo (Branford Marsalis e Michel Godard) all’improvvisazione.

Clemente si avvale dell’avvolgente suono della chiesa, tangibile soprattutto nelle esecuzioni al tenore, per esprimersi in modo assai personale in tutti i ben diversi contesti, ora improvvisando sul materiale tematico, ora antemponendovi delle introduzioni (come nel caso del brano bachiano), ora operando su suono, tempi e accenti al fine di offrire interpretazioni originali (è per esempio il caso del brano di Morricone).

La varietà, oltre che vertere su autori e periodo, riguarda anche le atmosfere: da quelle fumose ed enigmatiche di “Harlem Nocturne” al luminoso impeto ritmico dei due brani di Nuzzolese, “A Secret Place” e “Rapsodia temperante,” entrambi eseguiti al soprano; dalla complessità contemporanea di “La Nani,” di Perez Forte, a quella barocca di Bach; dal blues di Marsalis alla sognante narrazione di “Princess Linde,” di Godard. Una varietà che, oltre a essere per Clemente una sfida nella sfida e a fungere da vetrina per le sue qualità di strumentista, valorizza il lavoro impedendo che l’ascolto stanchi -rischio sempre in agguato per i lavori in solitudine.
Ottimo lavoro, la cui fruibilità va aldilà di quella media da quelli per sola ancia.

Album della settimana.

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CALABRIA MUNDI / 8 settembre 2020
recensione dell’album “SOLO” a cura di Roberto Messina

FELICE CLEMENTE CON “SOLO” E’ TRA I MIGLIORI 10 DISCHI DI JAZZ DEL 2020
Il sassofonista originario di Reggio Calabria e adottivo brianzolo, nipote di Mino Reitano, si è imposto con il suo inconfondibile stile nel panorama del jazz nazionale ed internazionale. Da anni è “guest star” acclamata del prestigioso “Blue Note” di Milano. Al suo recente album il prestigioso riconoscimento internazionale “Preis der Deutschen Shallplattenkritik”, assieme ai dischi di Kenny Barron, Dave Holland, la JLCO di Winton Marsalis e Charlie Porter…

Quinto assoluto (dopo mostri sacri come Javier Girotto, Stefano Di Battista, Roberto Ottaviano e Claudio Fasoli) nella speciale classifica\referendum dei sassofonisti sopranisti italiani! Questo il lusinghiero risultato, conquistato già qualche anno fa, nel 2013, dal musicista reggino-brianzolo Felice Clemente, da un bel po’ sulla cresta dell’onda e uno degli artisti di punta del celebre “Blue Note” di Milano. Classifica di una passata edizione degli “Jazzit Awards”, l’indagine popolare in ambito jazzistico che ha poco di “olimpionico” e lascia invece esprimere appassionati, operatori del settore e musicisti (forse per la prima volta in Italia) non esclusivamente attorno all’attività discografica e concertistica, ma estendendo l’osservazione anche su fotografi, giornalisti, direttori artistici, produttori discografici, fonici e grafici e sull’industria del jazz. Gli Jazzit Awards sono diventati così un’iniziativa di più ampio respiro, una riflessione interna alla “comunità” del jazz sul piano artistico e produttivo, in cui tutti possono votare o essere votati, senza nominations: una sorta di referendum che ci consegna un’infinita quantità di dati utili a capirne di più.

Quindici cd finora pubblicati, con autentici capolavori come “Escaleras” (rivisitazione in chiave jazz della musica argentina col chitarrista argentino Javier Pérez Forte) e “Libre”, Felice Clemente è stato a lungo in tournée italiana affiancato da Forte, reduci entrambi dal successo nel tour americano tra New York e Boston. L’eclettico duo strumentale ha presentato brani acclamati da pubblico e critica, traenti ispirazione dalle rispettive terre d’origine: la Calabria di Reggio per Clemente, la Buenos Aires di ascendenze italiche (e ancora calabre) per Forte. Luoghi distanti, ma assai accomunati, di cui si esaltano le differenze culturali come punto di forza per combinare estro e naturalezza con gli elementi musicali del jazz, risultato di una lunga e appagante ricerca, frutto di una concezione aperta e libera della musica capace di superare confini, stereotipi e barriere. Una dimensione gioiosa e dionisiaca del suonare, che si rifà esplicitamente ad una riflessione di Borges il “sommo” argentino: “per fortuna non dobbiamo rispondere a una sola tradizione; possiamo aspirare a tutte”.

In questo riuscito duo, Clemente e Pérez Forte hanno creato splendidi arrangiamenti di brani famosi come “La Cumparsita”, “Manhà de carnaval”, “O que serà”, sovrapposti ad originali architetture sonore del miglior “folktangojazz” con uno stile in cui traspare una caleidoscopica varietà di colori e di ritmica. Anche la timbrica gode della versatilità di Clemente, inseguito dai deliziosi fraseggi della chitarra classica di Pérez Forte, in un dialogo mai banale, quanto originale, creativo, e di …forte impatto. Tra capacità espressiva e improvvisazione, echeggia il linguaggio universale della musica, ed in particolare trasborda la vera anima latino-americana: dolcezza brasiliana, nostalgia argentina, profondità di emozioni rese vive e palpitanti dal jazz.

Clemente è brianzolo adottivo (vive stabilmente ad Agrate) dove ha messo a frutto intense collaborazioni con i più noti jazzisti italiani e stranieri. Il sud e la Calabria, sono però sempre alla base della sua ispirazione e della sua cifra stilistica, come humus e origine identitaria. Con classe e lucidità da vendere, alterna a meraviglia sax e clarinetto con un sound d’altri tempi e un fraseggio elegante, dall’articolazione dinamica e dal vibrato generoso, sostenuto da un timbro forte, denso, rotondo (accostabile, senza irriverenze, al “classicofolk” di Villa-Lobos, Bartok, Smetana, Liszt) emozionante nell’intesa e nel dialogo con l’altrettanto suadente chitarra di Forte con cui è a tratti anche un tantino musica da ascolto, forse… Ma sempre con musica che, fuori dal luogo comune, sa cogliere nell’intimo e stimolare la riflessione. “Ho l’ambizione di trasferire l’amore per il jazz – ha avuto modo di dichiarare Clemente – che non è per l’èlite, ma melodia e ritmo che può arrivare a tutti. La melodia, più che il ritmo, è secondo me l’essenza della musica jazz, che unisce estetica e cuore, razionalità e calore. Ogni disco è una creatura, ha un’atmosfera, una sonorità e un percorso creativo propri”. Lo diceva Miles Davis: “ognuno, in fondo suona quello che è”.

Nato a Milano nel 1974 da famiglia calabrese (è nipote diretto del grande Mino Reitano cui ha dedicato “Mino legacy”, rielaborazione in chiave jazz di brani celebri del repertorio del celebre autore e cantante di Una ragione in più” e “Era il tempo delle more”, con Fabio Nuzzolese al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria), Clemente sviluppa la passione per la musica nell’ambiente familiare reggino sotto la guida del nonno Rocco, maestro in clarinetto e direttore della banda locale, che gliene trasmette tutto l’amore (e poi, ecco ancora “aria” di Calabria, in un suo bel brano dedicato ad Amantea, Cs). Viene segnalato e votato nelle riviste Musica Jazz e Jazzit magazine, come detto, tra i migliori sassofonisti in assoluto. Enzo Siciliano, compianto critico letterario, sin dal 2003 (Clemente aveva appena 30 anni) lo giudicava profeticamente come “il miglior giovane sax”, accostandolo a “giganti” come Monk, Rollins, Coleman. La rivista statunitense “Cadence magazine” aggiungeva nel frattempo (e senza errare) che “si tratta di un talento destinato a fare la storia del jazz”.

Clemente si impegna inoltre attivamente in numerosi progetti per la diffusione della cultura del jazz. Vanta una notevole produzione discografica con ben 15 dischi come leader e co-leader e 16 come sideman. I suoi album “Nuvole di carta” e “6:35 AM” hanno ricevuto 4 stelle dalla celebre rivista americana Downbeat (novembre 2011 e giugno 2015). Il recente album “Solo” si è attestato tra i 10 migliori dischi jazz del 2020 nel prestigioso premio internazionale “Preis der Deutschen Shallplattenkritik”, assieme a quelli di Kenny Barron, Dave Holland, la JLCO di Winton Marsalis e Charlie Porter. Si tratta di un disco straordinario (con proprie composizioni e proprie reinterpretazioni) dai toni e ispirazione decisamente mistici (oltre la dichiarata ascendenza Marsaliana) ma non “costringenti”, registrato in completa solitudine nella chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia, in provincia di Pavia, mettendo a frutto le risonanze, le vibrazioni, i rimandi e i riflessi sonori delle sue magnifiche volte diventate straordinarie casse armoniche. Una chiesa-strumento che fa viaggiare la musica libera nello spazio e nei pensieri, che la lascia depositare, sostare e poi espandersi tra le volte, il transetto, la cupola, gli archi e le colonne. Ben tredici tracce nel cd, impegno notevole già per questo, che si apre con un classico del jazz come “Harlem Nocturne” di Hearle Hagen e passa tra sue composizioni originali e brani di Branford Marsalis, Godard, Nuzzolese, Di Gregorio, Javier Perez Forte e il grande Bach della “Sarabanda” dalla Suite n. 5 per violoncello. Poi un magnifico omaggio a “Nuovo Cinema Paradiso” di Ennio Morricone.

 “Il solo è un’opera complessaUn solo di saxes e clarinetto mette a nudo l’artista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo. È pertanto un punto di arrivo che si manifesta attraverso una introspezione sonora, che nasce nella parte intima di colui che pensa la dimensione orizzontale della costruzione melodica. Quella armonica si esplica nella magia dei rimandi di echi e riverberi, i quali traggono spunto dalla navata e dalle arcate di una chiesa o di una basilica. Quasi a dimostrare quanto il fitto dialogo tra gli strumenti e il luogo che li accoglie sia frutto di un antico matrimonio, che appartiene alla storia dell’uomo.” Sono parole di Paolo Fresu, che firma le note di copertina di questo cd in cui, evidentemente, si materializza il lungo percorso di ricerca musicale, stilistica, espressiva, linguistica e appunto filosofica di Felice Clemente, non a caso concentrato per ben due anni a preparare questo suo ultimo progetto.

La carriera di Clemente viaggia oggi a tutto gas. Svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero, collabora con musicisti tra i più noti della scena nazionale ed internazionale quali Gregory Hutchinson, Xavier Davis, Eliot Zigmund, Danny Grissett, Ugonna Ogekwo, Jimmy Greene, Quincy Davis, Asaf Sirkis, Yuri Goloubev, Ken Field, Mike Westbrook, Cyro Baptista, Stjepko Gut, Adam Rudolph, Michel Godard, Paolino Dalla Porta, Marco Tamburini, Massimo Morriconi, Paolo Birro, Tino Tracanna, Massimo Colombo, Massimo Manzi, Sandro Gibellini, Bebo Ferra, Stefano Di Battista, Andrea Dulbecco, Stefano Bagnoli, Antonio Faraò, Tullio De Piscopo, Daniele di Gregorio, Carlo Uboldi, Javier Perez Forte, Francesco D’Auria e molti altri.

Si è esibito ben 33 volte presso il Blue Note Milano, jazz club tra i più importanti al mondo. L’attività didattica è poi per lui una vera “missione” cui dedica energie e dedizione e lo vede impegnato come docente presso il CPM Institute (Centro Professione Musica) di Milano e docente e direttore dell’Orchestra stabile dell’Istituto comprensivo di Villasanta (44 elementi); è inoltre direttore artistico e direttore della Mixiland jazz band di Milano, direttore artistico e direttore della OJBM (orchestra jazz della provincia di Monza e Brianza) e membro del consiglio direttivo dell’Associazione nazionale “Il jazz va a scuola”, nata dalla Federazione Nazionale Jazz presieduta da Paolo Fresu. Non dimentica, infine, i suoi primi passi nella musica, per mano del nonno clarinettista e con l’esempio del celebre zio Mino Reitano.

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MESCALINA MAGAZINE / 5 ottobre 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Pietro Cozzi

Si chiama Solo, ma forse è più affascinante ascoltarlo come se fosse un duo, perché a ben vedere Felice Clemente può contare su un fidato compagno in questa sua lunga performance in autonomia. A sostenere il sassofonista e clarinettista milanese risuona infatti, ininterrottamente, l’eco delle navate della chiesa di Montecalvo Versiggia, che per due giorni ha ospitato, nel novembre dello scorso anno, questo peculiare progetto, frutto di una lunga e meticolosa preparazione. È un riverbero armonico carico di spiritualità che fa da controcanto alle sue linee melodiche e improvvisazioni, quasi a sfidarle in un gioco di botta e riposta ma anche a contenerle in un rispecchiarsi di pieni e di vuoti. Clemente, classe ’74, si ispira a tanti augusti colleghi (Coleman Hawkins, Sonny Rollins, Steve Lacy, Bobby Watson), ma cita in particolare come modello il sontuoso In My Solitude: Live At Grace Cathedral (2014) di Branford Marsalis, capolavoro jazzistico del terzo millennio che forse è passato un po’ inosservato.

Di quel disco si cita una traccia (Blues For One) e si ripercorre lo stesso assortimento musicale, in una tracklist che alterna standard, blues, colonne sonore, brani di musica classica, pezzi originali, libere improvvisazioni. Ma è soprattutto lo stile a riecheggiare la prova del Marsalis solista, perché anche Clemente si tiene stretto alla melodia ed evita eccessive elucubrazioni o voli pindarici sul materiale a disposizione, scavandone invece i significati più arcani e profondi in complicità con le risonanze dello straordinario “contenitore” che lo accoglie. È una scelta ben precisa, che privilegia “la dimensione orizzontale della costruzione melodica”, come spiega Paolo Fresu nelle note di copertina del disco. E se più volte, nell’ascolto di Solo, si insinua l”impressione di un’eccessiva stringatezza, e di un approccio più cameristico che jazzistico, non si può dimenticare che la priorità qui non è quella di riempire i vuoti, ma piuttosto il tentativo di far dialogare i diversi brani con i secolari silenzi di una chiesa, restituendoceli in una rilettura il più possibile personale.

Lo schema di esecuzione prevede spesso una libera introduzione a cui seguono il tema e la parte di improvvisazione vera e propria, come se si volessero mischiare le note per poi rimetterle in ordine e confonderle di nuovo. Princess Linde è forse l’esempio più calzante di questo modo di procedere, che però non ingabbia l’emozionante melodia del brano e il bellissimo timbro del sax tenore di Clemente. Ovunque prevale la sobrietà, con qualche rimarchevole eccezione. La Nani, in cui abbondano echi sudamericani e sullo sfondo incede un minimo accompagnamento ritmico, si ritaglia uno spazio a sé per ricchezza di variazioni armoniche e ritmiche, così come la finale Free Improvisation, firmata dallo stesso Clemente, che alterna pause di rilassante contemplazione, folate di swing e passaggi melodici più spezzettati. Le fonti di ispirazione, come si diceva, sono molto diverse. In A Secret PlaceRapsodia Temperante e Song For Clarinet, dove il protagonista si affida al sax soprano e al clarinetto, dominano giocosità e delicatezze assortite, in un linguaggio che riecheggia di più la musica classica.

Altrove emerge un tocco blues, come in Harlem Nocturne, nella già citata Blues For One, che ne offre un’interpretazione limpida e canonica, e nella scura e vibrante Mood (altro pezzo originale), un mainstream vecchio stile che procede per pause e riprese, suggellate dallo stesso passaggio discendente. Resta da citare il terzo brano scritto ad hoc da Clemente, Bà-Bà, il più articolato e interessante, che offre un avvolgente tema a spirale suggellato da un motivo ripetuto, mentre un passaggio scopertamente monkiano apre la via all’assolo.

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SOUND36 – WEB MUSIC MAGAZINE / 7 ottobre 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Giovanni Graziano Manca

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RADIO RAI3 – trasmissione “PIAZZA VERDI” / 10 ottobre 2020
puntata radiofonica “Non indugiare sul passato; non sognare il futuro…”

Chiude la puntata l’ultima pagina musicale che vivremo insieme a Felice Clemente (sassofonista e clarinettista) che ci presenterà alcuni brani dal suo ultimo progetto in solo come dal titolo del suo ultimo lavoro discografico che si è attestato tra i 10 migliori dischi jazz del 2020 nel prestigioso premio internazionale “Preis der Deutschen Shallplattenkritik”, assieme a quelli di Kenny Barron, Dave Holland, la JLCO di Winton Marsalis, e Charlie Porter.

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LA PROVINCIA DI COMO / 15 ottobre 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Alessia Roversi

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BLOG DELLA MUSICA / 26 ottobre 2020
Recensione dell’album “SOLO” e intervista a cura di Marco Pollice

Felice Clemente sassofonista, clarinettista, compositore, direttore, band-leader e docente. E’ stato definito da Enzo Siciliano «il miglior giovane sassofonista italiano». Ha pubblicato recentemente il suo nuovo CD dal titolo SOLO uscito per Crocevia di Suoni Records e con la presentazione di Paolo Fresu. Ecco cosa ci ha raccontato

La prima domanda che vorrei fare a Felice Clemente mira ad indagare e capire quali sono le motivazioni che spingono un artista a concepire un album a solo?
Il mio ultimo disco, il cui titolo esplicito SOLO, pubblicato da Crocevia di Suoni Records è involontariamente e paradossalmente molto attuale al momento contingente che stiamo vivendo, frutto di due anni di intenso lavoro, e realizzato completamente in solitudine, inciso in presa diretta all’interno della chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia (PV). Il mio intento è stato quello di ripercorrere attraverso la musica tutta la mia carriera e influenze musicali vissute sino ad ora. Sicuramente un solo di saxes e clarinetto è un’opera complessa e difficile, e credo ci voglia molto coraggio, perché mettersi a nudo nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo. E’ stata una esigenza intima e una necessità di mettersi in gioco comunicando col mondo la mia anima, affrontando una registrazione di questo tipo, e dopo grandi esempi del passato, come alcuni grandissimi personaggi quali Sonny Rollins, Steve Lacy, Lee Konitz, Anthony Braxton, Branford Marsalis. Sono molto contento di averlo fatto.

Quali consigli daresti all’ascoltatore per riuscire a entrare nella giusta ottica della comprensione musicale di Solo?
Di ascoltarlo senza filtri e lasciandosi prendere per mano dalla musica liberamente. Diversi stili musicali si sono influenzati a vicenda, anche perché fanno parte della mia natura, e della mia anima. L’obiettivo e il desiderio in questo progetto era quello di poter abbracciare e ripercorrere tutta la mia carriera ed esperienza musicale vissuta fino ad ora.

La scelta dell’ambiente musicale è sicuramente determinante per il sound di un lavoro così originale, quali sono i motivi che hanno portato Felice Clemente a scegliere la chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia?
La scelta dell’acustica di una chiesa, e in particolare modo della chiesa settecentesca di Montecalvo Versiggia (PV), è stata ispirata dal disco di Branford Marsalis dal titolo “in my solitude”, anch’esso inciso in una chiesa. Il riverbero naturale e le risonanze delle arcate hanno rappresentato un secondo solista, con il quale interagire e dialogare. È stata un’esperienza molto intima, mistica e spirituale, dove mi sono messo totalmente in discussione, poiché suonando in una chiesa con i suoi riverberi e risonanze devi per forza dialogare con essi, come fossero un altro strumento musicale. La mia scelta è stata molto ponderata e riflettuta, se utilizzare o meno l’elettronica o effetti di modulazione del suono, arrivando così alla conclusione di volere assolutamente un suono e una musica totalmente acustica e registrata in presa diretta, restituendo un suono autentico e non filtrato, vero.

In che modo hai concepito Solo, dove l’improvvisazione la fa da padrona e dove le architetture musicali sono solo una struttura – pretesto per esprimere l’animo musicale più profondo?
Il repertorio del mio disco l’ho pensato molto accuratamente, scegliendo tra mie composizioni, brani scritti appositamente per me esclusivamente per questo progetto da alcuni artisti compositori che apprezzo molto, come Javier Pérez forte, Fabio Nuzzolese, Daniele di Gregorio, e brani per me molto significativi di Branford Marsalis, Michel Godard ed Ennio Morricone. Infine il primo standard jazz che ho imparato quando ero un bambino, e una sarabanda davvero unica di J.S.Bach. Il mio intento è stato quello di ripercorrere attraverso la musica tutta la mia carriera e influenze musicali vissute sino ad ora. Sicuramente un solo di saxes e clarinetto è un’opera complessa e difficile, e credo ci voglia molto coraggio, perché mette a nudo il musicista nel sottile equilibrio tra pensiero compositivo ed esecutivo.

Chiediamo ora a Felice Clemente come concepisce il concetto di improvvisazione totale, sia dal punto di vista generale, musicale quanto dal punto di vista tecnico-esecutivo?
Il concetto di improvvisazione totale è un aspetto molto interessante e stimolante per me nell’ottica di scavare sempre di più nella mia musica. L’idea e lo stimolo di avere “davanti” totale libertà di espressione, e un ampissimo spazio di azione è diventato ora necessario, dove far coesistere le diverse nature del mio percorso musicale vissuto sino ad ora, e trovare sempre il modo di farle coesistere. Ovviamente è necessario possedere una tecnica esecutiva solida e colta, che permetta tutto ciò, e un attento e serio studio giornaliero è necessario.

Come vive Felice Clemente l’improvvisazione in questo equilibrio tra dimensione orizzontale della melodia e verticale armonica?
Il più grande esempio della storia della musica è secondo me J.S.Bach, il quale trovò il perfetto equilibrio tra dimensione orizzontale e verticale tra melodia e armonia. L’idea di realizzare tale mio disco in solo è scaturita anche per mettermi alla prova in questa direzione e con questo obiettivo nel rendere “armonico” anche uno strumento monodico in modo naturale, ma ne aggiungerei una terza dimensione rappresentata degli armonici scaturiti dalle navate della chiesa ove ho inciso l’album, con i quali far conto e relazionarsi in un sottile equilibrio di ruoli.

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BUSCADERO MAGAZINE / numero di novembre 2020
Recensione dell’album “SOLO” a cura di Andrea Travaini


Competenze

Postato il

17/03/2020

INFORMATIVA

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